WILLIAM TOLU
William Tolu
Gioco della carta – Confidente
Licita – Autoritaria
Presenza al tavolo – indisponente
Simpatia – Ostica
Non si sa se sia un buon direttore di gara rubato all’agonismo, che peraltro pratica assiduamente o uno scadente direttore che non si rende conto o un buon direttore preciso e purtroppo se ne rende conto o un giocatore rubato e basta.
È molto ferrato comunque, direi anche documentato, sa sempre chi deve attaccare, quali provvedimenti adottare in caso di errore, e mette sempre un po’ di soggezione agli avversari, specie a quelli che ancora non lo hanno mai visto giocare, ma ne conoscono la fama di direttore inflessibile, che una mancanza se vuole la trova.
Quando deve giocare personalmente la mano la soffre sempre, non fa niente per nasconderlo, e sembra ogni volta una impresa concessa a pochi. Qualcuno dice che è tutta scena per far vedere che ne sa e finge di valutare spasmodicamente varie soluzioni di gioco che lo fanno inevitabilmente sembrare pensieroso, decisionista, e se lo infogate geniale. Quando sbaglia lo capisce al volo solo non gli fanno rigiocare le mani. Avendo un’alta considerazione di sé gioca preferibilmente con Gullin, che di lui è più alto, ma non più grande, come tiene a specificare, quando vuol mettere le cose in chiaro, anche quando non ce n’è bisogno.
Molto diffidente, si dice in seguito a una fregatura avuta comprando una confezione di carte che Carbone gli aveva garantito essere plastificate, non si fida mai delle licite avversarie e ha ampliato di molto nella sua diffidenza il campo delle psichiche, ma solo quelle avversarie. È chiamato anche il Jean Valjan del bridge sardo (per adesso) e come il personaggio di Victor Hugo ha una deontologia maniacale dalla quale non devia mai.
Se gli chiedi il significato di una sua licita qualsiasi ti risponde con un’aria che sembra irridente, che sembra sempre tale, a chi non lo conosce e invece è una specie di tic che fa ormai parte del suo corredo mimico, comportamentale, che è effettivamente irridente o risulta tale e che ha copiato a John Wayne, che secondo lui gli ricorda Gullin e questo spiega molte cose. Se con lui chiamate il direttore, provate a farlo, risponde direttamente lui, sempre con la sua aria di sufficienza alla Jean Gabin, altro bridgista a lui caro: “Dica a me”, per cui meglio rinunciare.
Conserva una antica competitività con Claudio De Martini che non attiene necessariamente al cimento bridgistico, ma è risalente al tempo in cui erano entrambi portieri, uno del Cagliari e l’altro della Gennargentu Pacini, vale a dire il meglio a livello giovanile di allora, ma di questo non parlo perché sarei costretto a parlarne bene, di tutti e due.
Prossimo appuntamento con…
PATRIZIA SAIU